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Viaggiare nel tempo

Doctor Who è una serie TV molto longeva dell’emittente britannica BBC: the Doctor è l’alieno “Signore del Tempo” che proviene dal pianeta Gallifrey ed esplora l’universo con TARDIS, astronave e macchina del tempo che attraversa il time vortex, il vortice temporale. Un consiglio spassionato da amanti della fantascienza non troppo seria: se non lo conoscete guardatelo, è divertente e un pochino demenziale, ma anche pieno di dolcezza. La macchina del tempo del Dottore ha la forma di una cabina telefonica inglese: quante volte l’amata cabina entra nei racconti di fantascienza! In questo caso si tratta non di quella rossa, ma di quella blu che serviva per chiamare la polizia. A parte questo dettaglio, nella serie non si cerca neppure di spiegare in che modo l’utile oggetto, piccolo fuori ma enorme dentro, si possa spostare avanti e indietro tra galassie e ere cosmologiche.

Nella fantascienza il viaggio nel tempo è una pratica usuale, sdoganata fin dalla fine dell’Ottocento grazie al gande H.G. Wells (The time machine) e altri autori di fantascienza “scientifica”. Per loro la macchina del tempo era una via di mezzo tra un’automobile e una barca, dotata di leve, volantini, quadranti e orologi, questi ultimi in grado di muoversi velocissimi in avanti o indietro. Il viaggiatore del tempo di Wells andrà solo nel futuro lontano, come d’altronde era il desiderio di tutti in quel periodo di grande ottimismo. Non riportò buone notizie però. In seguito sarà proprio un’automobile – la DeLorean di Doc in Ritorno al futuro – a sfrecciare tra le epoche storiche sfidando l’ordine cronologico degli eventi. Questa volta sia nel futuro, sia nel pittoresco passato.

Ma, immaginando un futuro illimitato di sviluppo scientifico e tecnologico, si potrà mai viaggiare nel tempo? Ossia, poter fare una capatina nel futuro o nel passato, dare un’occhiata cercando di disturbare il meno possibile e poi tornare nel presente?

Qualcuno, usando esclusivamente la logica, sostiene che i viaggi nel passato non saranno mai possibili, perché altrimenti avremmo già ricevuto qualche visita da un futuro più o meno remoto. Qualcun altro sostiene che forse ciò è già avvenuto, ma non ce ne siamo accorti. Un po’ come la disputa sulle visite degli extraterrestri. Probabilmente, se la cosa nel futuro prendesse piede, dopo i primi viaggi sperimentali costosissimi si passerebbe al turismo temporale, e dovremmo assistere all’arrivo di navi del tempo da crociera piene di turisti vocianti, alcuni dei quali si comporterebbero male e si farebbero scoprire. Qualcuno mancherebbe l’appuntamento per il rientro, qualcuno deciderebbe di restare dopo essersi innamorato di una ragazza del lontano passato, insomma non ci sarebbe pace. Siamo umani dopotutto, e anche “loro” lo sono, in quanto nostri discendenti.

Ma, dal punto di vista fisico? La fisica quantistica lascia qualche spiraglio a cui aggrapparsi, specie per quanto riguarda i viaggi nel passato. Il vero punto su cui si dibatte è la reversibilità della coordinata tempo: infatti le tre dimensioni spaziali possono tranquillamente venire percorse nei due sensi, mentre la quarta dimensione, che appunto è rappresentata dal tempo, sembra che possa essere percorsa solo in una direzione, quella della legge di causa ed effetto: un effetto non può precedere la causa che lo ha generato. Sembrerebbe ovvio, ma nella fisica quantistica non c’è niente di ovvio, e infatti i qubit dei computer quantistici potrebbero calcolare in un prossimo futuro dei processi di inversione del tempo a cui poterci aggrappare. Niente di serio fin qui, ma sarà meglio stare in campana.

Invece, sempre per restare in campo fisico, la relatività fornisce non una strada, ma un’autostrada per viaggiare nel futuro. Purtroppo senza possibilità di ritorno. Si tratta del ben noto paradosso dei gemelli introdotto da Einstein: chi viaggia molto veloce invecchia meno di chi resta fermo. Per molto veloce si intende una velocità prossima a quella della luce, difficile da raggiungere con i mezzi attuali ma perfettamente plausibile. Dunque: salgo sulla mia astronave “relativistica” e mi faccio accelerare fino a 0,9 la velocità della luce c. Da quel momento in poi il mio tempo rallenta un po’, tanto che quello che a me sembrerà un anno sarà invece uguale a quasi due anni e mezzo per chi resta a casa. Se ho lasciato casa e famiglia, troverò mio figlio un po’ più grande di come lo vedrei se fossi rimasto fermo. Niente di che, ma siamo ancora “lenti”. Proviamo ad accelerare ancora un po’. Per una velocità di 0,99 c le cose vanno già meglio: il mio anno corrisponde a sette anni di chi resta. Non ci basta: vogliamo andare veramente nel futuro. Portiamo l’acceleratore a 0,99999 c e facciamoci un altro giro di un anno nostro. Accidenti! quando torniamo siamo veramente nel futuro: per chi resta, anzi per i suoi discendenti sono passati ben 223 anni. Per loro sarò uno che arriva dal passato: come vedere oggi un uomo che viene dal 1800, con ghette e cilindro e completamente ignaro di tecnologia. Per questo risultato abbiamo dovuto spingere la nostra astronave a un centomillesimo sotto la velocità della luce: c’è voluta un’energia spaventosa per raggiungere questo risultato, e ancora siamo rimasti tutto sommato “nei paraggi”. Per andare oltre basta accelerare ancora, ben sapendo che non potremo mai raggiungere la velocità c. Ma con qualche “9” aggiuntivo nei nostri decimali, per esempio con 10 “9” ecco che il balzo diventa di settantamila anni, e così via con una legge esponenziale, fino ai milioni di anni. Solo una questione di energia, e ce ne vuole tanta per raggiungere quelle velocità, specie con un mezzo come un’astronave, di grande massa. Facile per una particella, facilissimo per un fotone che ha massa zero. Insomma, nel futuro ci possiamo andare, e prima o poi lo faremo senz’altro. Peccato non poter tornare indietro a raccontarlo. Intendiamo “indietro nel tempo”, ma per viaggi molto lunghi anche “indietro nello spazio” potrebbe essere difficile, dato che dopo un bel giro nella galassia potremmo non trovare più traccia del nostro pianeta o dell’intero sistema solare.

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