
(Sottotitolo: Pareidolia Radiofonica)
Tanti anni fa uno di noi lavorava in una stazione osservativa di satelliti artificiali. Funzionava così: un telescopio con una telecamera molto sensibile veniva puntato in una zona del cielo dove era previsto il passaggio di un satellite, e se questo era reso visibile dal sole o dalla luce diffusa dalla terra, lo si poteva “inseguire” per misurarne l’orbita e le coordinate. Le osservazioni si svolgevano subito dopo il tramonto del sole, in quella zona di crepuscolo in cui il cielo appare grigio scuro e le stelle non si vedono ancora. La telecamera forniva sullo schermo un effetto di puntini luminosi che variavano rapidamente, come il vecchio “effetto neve” dei televisori di un tempo quando non erano sintonizzati. L’osservatore doveva riconoscere il satellite in mezzo al rumore e, a quanto pare, non era un’impresa facile. Moltissime volte venivano presi degli abbagli madornali: il cervello credeva di vedere una forma distinta (eccolo!!) quando invece stava semplicemente dando forma a insiemi di puntini casuali. Inoltre, a furia di tenere gli occhi puntati su quel campo grigiastro e indefinito, si cominciavano ad avere delle vere e proprie allucinazioni visive: apparivano facce, scritte, comete, ufo. Per questo gli osservatori erano sempre due e si davano continuamente il cambio. In realtà, quando appariva il “vero” satellite, la sua forma era inequivocabile e anche il suo movimento, dunque non si trattava di questioni opinabili.
Quella che abbiamo descritto è una forma di pareidolia, fenomeno che tutti conosciamo e che deriva dalla costante ricerca del cervello di trovare forme conosciute in condizioni difficili. È una forma di difesa sviluppata dai nostri antenati che cacciavano nella penombra e vivevano in continuo preallarme. Fa parte del campo più vasto di fenomeni che rientrano sotto la voce apofenia, che oltre alle forme rende riconoscibili schemi, modelli, suoni, comportamenti, basandosi su sintomi incerti o casuali. Insomma, siamo soggetti a una serie di errori che si possono definire tecnicamente “falsi positivi”. Le persone sagge sanno che esistono questi fenomeni e non dicono mai “sono certo di aver visto” o “di aver sentito”, ma mantengono un margine di dubbio: “mi pare di…”. Altri invece si lasciano convincere dai propri sensi e dalle elaborazioni psichiche e pervengono con facilità ad affermazioni perentorie. Sono individui dotati di grande fantasia e di altre caratteristiche che li fanno rientrare nel novero dei cosiddetti “sensitivi”: coloro che sono in grado di sentire voci, dialogare con oggetti inanimati come gli alberi o riconoscere la presenza di fantasmi e spiriti dell’aldilà.
Recentemente, sulla rivista Query del CICAP, il Comitato Italiano per il Controllo delle Affermazioni sulle Pseudoscienze fondato da Piero Angela, si è parlato di tutto questo affrontando un tema affascinante che abbiamo già sfiorato tempo fa: il fenomeno delle voci elettroniche (dette anche metafonia), ossia suoni, discorsi, dialoghi con presenze “spirituali” mediati dalla Radio. Un tema affascinante, che sulla rivista in questione è stato trattato più volte. Questa volta col supporto del fumettista Ivan Manuppelli, creatore tra l’altro della rivista The Artist e autore di numerosi libri di graphic novel. Tra l’altro collabora con Il Manifesto. In questo caso si tratta di una serie di tavole intitolate Fantasmi alla Radio, di cui l’immagine di qua sopra è un frammento molto esplicativo. La Radio si fa tramite, non si sa come, di veicolare voci e suoni dall’aldilà, permettendo al sensitivo di turno di decodificare, in mezzo al rumore assordante della vecchia radio sintonizzata sul nulla, risposte, frasi spezzettate, discorsi interi di persone care decedute o di personaggi del passato, tra cui naturalmente Hitler e Mussolini, immancabili in questi salotti.
Tra i vari sensitivi, molti dei quali stranieri, spicca l’italiano Marcello Bacci, commerciante di elettrodomestici (sic!) di Grosseto (1927, 2019), che riempie ancora numerose pagine web dedicate ai fenomeni descritti. Autore di alcuni libri, e presente in numerosi video su Youtube. I curiosi non hanno che da cercare il suo nome in rete.

È sorprendente scoprire quante persone prendono sul serio questi argomenti, tanto che – come le statuette delle madonne che trasudano o la veridicità della sindone – i media mantengono un profilo neutrale, come se tutto ciò fosse una questione opinabile e non scientifica. Lo si vede anche dal modo in cui La Stampa presenta la notizia. Non dice “L’uomo che sosteneva di usare la radio per parlare con l’aldilà”, ma afferma “L’uomo che usava la radio per…” (senza alcun dubbio). Insomma, c’è ancora tanto lavoro da fare per il CICAP. Da notare, per inciso, l’uso di una vecchia radio a valvole, di per sé, ormai, oggetto misterioso e un tantino esoterico.
Purtroppo l’articolo della rivista Query che ho citato sopra è accessibile solo agli abbonati e ai sostenitori del CICAP, e forse questa sarebbe una buona occasione per dare un’occhiata al sito e alle sue iniziative (vi giuriamo che non ci pagano, anzi, non sanno neppure di noi). La storia a fumetti di Manuppelli (in arte Hurricane) è però contenuta in un bellissimo libro uscito da poco. Si intitola Storie incredibili ed è edito dalla rivista La Revue, che gli appassionati di fumetti conoscono sicuramente. Nel caso, anche questa merita una visita e un passaparola.
Speriamo di avervi incuriosito con questa breve chiacchierata.
Zer037, aprile 2025