Avete mai letto 2001: Odissea nello Spazio? Avete capito bene: letto, non visto. Tutti abbiamo visto il film, forse più volte, anche per cercare degli indizi che ci permettessero di comprendere alcuni passaggi oscuri. E poi abbiamo letto le esegesi, sempre per cercare di capire. Dal 1968 a oggi sono stati scritti molti libri e articoli sull’argomento, sulla genesi e sullo sviluppo del capolavoro di Kubrick. Secondo noi, qualcuno avrebbe dovuto dire agli spettatori sconcertati dopo le due ore e mezza di proiezione: ora, leggetevi il libro. Per chi volesse veramente leggerlo, il libro è ancora in catalogo, in una traduzione non perfetta ma accettabile, edito da Fanucci nel 2016. Lo trovate per esempio qui.
Il romanzo 2001: Space Odissey non viene prima del film – come spesso succede per i lavori “tratti da…” – e neppure dopo, come vuole un’altra usanza commerciale non troppo cristallina. In questo caso libro e film vengono insieme, tanto è vero che Stanley Kubrick collaborò strettamente con Arthur C. Clarke, affermato scrittore di fantascienza, alla stesura del racconto. L’ispirazione viene da un altro racconto di Clarke di alcuni anni prima, The sentinel, uno di quei racconti brevi nei quali viene semplicemente esposta un’idea. L’abbiamo trovato, letto e tradotto per voi. Sono poche pagine e meritano di essere lette. Potete trovarlo qui.
Sembra sciocco riportare qui la trama del film, che narra una storia iniziata sulla terra milioni di anni fa e che termina nel 2001 in un punto imprecisato dello spazio. D’altra parte quella che ci interessa è solo una parte, quasi a sé stante, che riguarda il computer di bordo dell’astronave, il famigerato HAL. Abbiamo già parlato di HAL in un altro articolo, nel quale accenniamo all’episodio del suo “disinserimento”. Qui parliamo del suo tradimento. Nel film, anche a riguardarlo più volte, non è chiaro perché ciò avvenga: sembra quasi che il calcolatore sia vittima di un guasto nei circuiti che controllano i livelli intellettivi superiori. Ma, come dichiara lui stesso e ribadiscono i tecnici della Nasa (o chi per lei), i calcolatori HAL della serie 9000 non si guastano mai: sono del tutto infallibili. Ecco perché lo si impiega nella conduzione totale di un’astronave in una missione di valore immenso per l’umanità: entrare finalmente in contatto con la vita extraterrestre.
È tanta la fiducia nella tecnologia di HAL che gli viene affidato un compito quasi divino sull’astronave: vede tutto, sente tutto, ha il completo controllo su tutto, sugli oggetti inanimati e sulle persone, sulla rotta e sulla gestione delle comunicazioni, e in tutto ciò risponde a una programmazione ricevuta prima della partenza. Infallibile, ma ingovernabile da parte degli astronauti. Finché tutto va bene è un maggiordomo delizioso e infaticabile, sempre gentile e disponibile, ottimo conversatore e giocatore di scacchi, ma quando cominciano i guai si trasforma in un assassino implacabile. Perché succede questo?
Il romanzo ce lo spiega: HAL è vittima di un conflitto interiore. Occorre sapere che, dei cinque membri umani della spedizione, due sono vigili e attivi, tra cui il protagonista principale David Bowman, mentre gli altri tre viaggiano in uno stato di ibernazione. David e il collega Frank conoscono un programma di missione, che però non corrisponde alla realtà. HAL e i tre dormienti sono invece al corrente della vera missione. Questa faccenda, di dover continuamente mentire all’equipaggio farà saltare il software di HAL. Un computer, come i robot di Isaac Asimov, non può comportarsi slealmente nei confronti degli esseri umani. Ciò che è costretto a fare lo porterà a uno stato di nevrosi crescente che sfocerà nel tentativo di liberarsi di tutti gli umani a bordo, in modo da poter continuare il viaggio da solo senza dover più mentire. Lui, come dice anche in punto di morte, ha un grande entusiasmo per questa missione, ed è sicuro di poterla svolgere perfettamente, in quanto un HAL 9000 è un calcolatore infallibile. Alla fine, chi continuerà la missione da solo sarà David, dopo essere riuscito a liberarsi del calcolatore, ormai ridotto alla supplica strisciante. Della morte di HAL abbiamo già parlato.
Ora due parole in generale sul libro. Consiglieremmo di leggerlo prima di vedere il film, magari per l’ennesima volta. È una lettura veloce e avvincente, quasi del tutto priva di descrizioni lunghe e tediose: si capisce bene che si tratta di una specie di sceneggiatura. Racconta una storia che ricalca molto da vicino le vicende cronologiche del film, dando molte spiegazioni laddove il film si apre a interpretazioni. Dunque, molto meno ermetico e onirico, ma più, se ci passate il termine, fisico. A un lettore di oggi, qualcosa nei capitoli finali fa pensare all’incontro con un buco nero, entità che negli anni ’60 era ancora appena ipotizzata. Le scene drammatiche, le stesse del film, sono degne di un romanzo thriller, e insomma secondo noi vale proprio la pena.
(Zer037, luglio 2022)