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Storia di Halloween – 1

Se provi a chiedere a un italiano tradizionalista ti risponderà: “Halloween? è una stupida festa inventata dagli americani per far divertire bambini e adulti e vendere maschere e dolciumi” – o qualcosa del genere. Sembrerebbe proprio che non si sentisse il bisogno di questa festa consumistica, che pure ormai ha preso piede in tutta Europa e si celebra puntualmente la sera del 31 ottobre. Eppure, sotto il semplice rito del “trick or treat” (dolcetto o scherzetto), c’è un mondo enorme da scoprire, che parte da molto lontano e coinvolge quasi tutte le civiltà umane.

Noi ci siamo arrivati per vie traverse, seguendo la pista di certi antropologi che a metà dell’Ottocento cercavano una sorgente comune per tutta l’umanità, sulla scia delle grandi rivelazioni dovute alla teoria dell’evoluzione di Darwin. Infatti fino allora era perfettamente accettabile l’idea che le varie specie viventi fossero il frutto di altrettanti atti creativi, e questo comprendeva anche le tante specie umane, allora definite “razze”. Ma cominciamo proprio da Halloween.

Come sappiamo, la sera del 31 ottobre è la vigilia di Ognissanti, che per le religioni cristiane precede di un giorno la commemorazione dei Defunti. Nell’inglese arcaico Ognissanti si dice All Hallows’ Day, e quindi la vigilia sarebbe All Hallows’ eve, che giustifica l’origine della parola Halloween. Il primo novembre del calendario druidico era il capodanno celtico, la fine della stagione della crescita, l’inizio dell’inverno e “la luce che perde, la notte che vince”. Era anche la festa di Samhain, il Signore dei Morti. Una processione con maschere grottesche passava casa per casa a raccogliere doni in natura in onore di un certo Muck Olla, divinità di cui si è persa l’origine. Donazioni generose scongiuravano l’avvento di disgrazie e favorivano la prosperità delle famiglie. Da cui oggi la processione dei bambini nell’odierno rito del “dolcetto o scherzetto”, che contiene anche una minaccia. Allora, è tutto chiarito? Sappiamo l’origine del nome e del rito, che ovviamente con gli anni si è trasformato in gioco. Potremmo fermarci qui e goderci tranquillamente l’invasione dei bambini nelle scale dei condomini, con le loro maschere più o meno raffazzonate. Invece siamo solo all’inizio, anzi alla fine della storia, che come vedrete coinvolge l’astronomia, numerose civiltà antiche e persino il Diluvio Universale.

Storia degli starnuti

Partiamo da una storia laterale. Alla metà del 1800 erano numerose le scuole etnologiche che affermavano il principio dei “Diversi centri di Creazione”: Dio avrebbe creato l’Uomo in diversi tempi e diversi luoghi, e ciascuno di questi ceppi si sarebbe moltiplicato (non evoluto) nel proprio territorio. Contro questa teoria razziale, molto comoda anche per giustificare le persecuzioni, i genocidi e la schiavitù, si battevano alcuni antropologi. Costoro sostenevano la teoria opposta, quella delle migrazioni: da un unico ceppo, da un’unica “culla” si irradiano tutte le popolazioni, anche quelle che abitano i continenti più remoti. Entrambe le teorie non sono facili da sostenere. Ci prova il canadese R. G. Haliburton, uno scienziato poliedrico, autore di numerosi articoli scientifici tra cui alcuni sull’origine dell’umanità. Se, sostiene Haliburton, si riesce a trovare un’usanza o un mito comune a popolazioni totalmente disgiunte tra loro, come possono essere i Nativi Americani rispetto agli Europei o i Maori, e non si riesce a giustificare questi miti con ragionamenti logici, allora è probabile che questi popoli abbiano ereditato la cultura da antenati comuni, il che proverebbe la teoria del ceppo unico.

Haliburton scrive nel 1863 un breve saggio in cui prende in esame la tipica reazione a uno starnuto. In tutte le civiltà considerate lo starnuto suscita da parte dei presenti una esclamazione di scongiuro che spesso coinvolge una divinità protettrice. “God bless you!” dicono gli anglosassoni, ma anche i popoli del Messico si portano dietro una formula beneaugurante, e lo stesso fanno i popoli orientali. Noi in Italia esclamiamo “Salute!” eccetera. Salta fuori che in ogni cultura esiste una leggenda legata agli starnuti, che arriverebbero a far annullare partenze o grandi imprese, perfino matrimoni. È una storia interessante che coinvolge addirittura gli spiriti maligni e le fate. Con questo bagaglio di “coincidenze” Haliburton arriva ad affermare la giustezza delle sue teorie, con argomentazioni, se vogliamo, piuttosto deboli (chi volesse saperne di più legga la Nota 1 nell’articolo originale che si può trovare qui). Lui stesso infatti, dopo alcune conferenze sull’argomento “starnuti nel mondo”, abbandona questo filone, trascinato da ben altre scoperte che gli faranno passare nove anni frenetici a caccia di tradizioni e superstizioni, questa volta ben più serie. Incappa infatti nella Festa dei Morti, che ci riporterà a Halloween, ma attraverso un altro percorso.

Come dicevamo, la festa di Ognissanti, o meglio il triduo che la contiene e che finisce con il giorno di commemorazione dei defunti, è piuttosto diffuso in tante culture. Ciò che scoprirà Haliburton, e che verrà confermato da numerosi studi successivi, è che non si tratta solo di riti legati alla cristianità, ma li si ritrova presso popolazioni prive di alcun contatto con la cultura indoeuropea, come potevano essere gli Aztechi prima della conquista spagnola. Come mai anche loro, secoli prima di Cortes, coltivavano un culto dei morti proprio all’inizio di novembre, con fiaccole, veglie e sacrifici umani?

(Zer037, ottobre 2023) – L’immagine sotto il titolo è tratta dall’articolo Halloween di Ralph Linton, apparso su Scientific American, ottobre 1951

Leggi la Seconda parte dell’articolo

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