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Cometa o scherzetto?

(questo articolo fa parte, come appendice, di una breve serie dedicata ad Halloween)

Nel suo libro Doppio sei, una breve storia dell’universo in chiave ludica, l’astrofisico Leonardo Mureddu fa ricorso, in alcuni passi, alla fantomatica figura del “Grande Giocatore di Biliardo”. Lo immagina, per esempio, mentre organizza l’incontro-scontro tra la Terra in formazione e un protopianeta che viene da molto lontano: una catastrofe fortunata, che darà origine al sistema Terra-Luna, stabile e ricco di acqua, pronto ad ospitare la vita – grazie proprio all’abilità del Grande Giocatore. In altri casi, lo stesso personaggio avrebbe potuto lanciare qualcosa di molto più piccolo, ma sufficiente a causare l’estinzione dei dinosauri, spianando così la strada all’evoluzione dei mammiferi e quindi dell’Uomo.

Scherzi a parte, oggi sappiamo bene che la Terra ha da sempre avuto contatti più o meno drammatici con altri corpi orbitanti nel Sistema Solare, con una frequenza ben maggiore di quello che ci si potrebbe immaginare. La maggior parte di questi oggetti sono talmente piccoli da non provocare altro se non una piccola scia luminosa, mentre esplodono e vaporizzano nell’atmosfera. Le conosciamo tutti: sono le “stelle cadenti”, chiamate così perché gli antichi pensavano che fossero proprio stelle che si staccavano dal firmamento per scendere al suolo.

Nell’immagine sotto il titolo vediamo uno schema di come si presentano gli sciami meteorici: sembrano tante stelle che provengono da un unico punto del cielo, in quel caso dalle Pleiadi. Fare clic sull’immagine per andare al sito Earthsky, dove viene spiegato tutto sugli sciami meteorici di novembre.

Spiriti dei morti, entità benefiche o malefiche, segni del destino? Certo contribuivano ad avvicinare i nostri antenati a quella misteriosa volta stellata, dove abitavano le divinità e dove si decidevano le sorti dell’umanità.

Queste emanazioni divine non vengono da qualunque parte del cielo, né in qualunque tempo. Arrivano in sciami, da precise zone e in tempi delimitati. La spiegazione è semplice: solo in particolari periodi dell’anno la Terra interseca nella sua orbita le orbite di oggetti celesti che si sono frammentati e costituiscono il serbatoio delle meteore. Spesso si tratta di asteroidi, altre volte di comete, e nei due casi il risultato degli impatti è differente. Un asteroide roccioso piuttosto grosso può avere causato l’estinzione dei dinosauri 60 milioni di anni fa schiantandosi al suolo nella penisola dello Yucatan, dove sono visibili ancora i resti di un enorme cratere. L’impatto provocò uno tsunami gigante che si propagò in ogni direzione. L’emissione di polvere e particelle provocò cambiamenti climatici simili all’inverno nucleare: la superficie della Terra fu totalmente coperta da una nube di polvere che per molti anni schermò la luce del sole, provocando estinzioni di massa.

Le comete, o meglio i loro frammenti, si comportano in modo differente essendo costituite in gran parte di ghiaccio. Avrete probabilmente letto qualche romanzo poliziesco nel quale il killer uccide usando proiettili o punteruoli di ghiaccio: queste armi non lasciano traccia, in quanto bastano pochi minuti a contatto con un corpo caldo e si sciolgono completamente. Il che significa che potrebbero esserci stati numerosi impatti di frammenti cometari sulla Terra, più o meno grossi e disastrosi, senza lasciare alcuna traccia geologica. Oltre tutto il ghiaccio non riesce a raggiungere il suolo, ma la sua massa sublima in vapore quando ancora si trova ad alta quota, a causa dell’altissima temperatura sviluppata per l’attrito. Il risultato è una potentissima esplosione seguita da un’onda d’urto in grado di spazzare via intere regioni.

Tunguska

Quanto descritto sopra è ciò che potrebbe essere accaduto nella sperduta località di Tunguska, nella Siberia centrale, un luogo boscoso fortunatamente disabitato. Nel giugno del 1908 alcuni testimoni distanti parecchi chilometri videro un enorme bagliore provenire da quella zona, seguito da un boato e una specie di terremoto, che fu avvertito fino a mille chilometri di distanza. Spedizioni successive verso quella località impervia mostrarono un teatro sconvolgente: decine di milioni di alberi abbattuti o carbonizzati, ma nessun segno evidente di un cratere da impatto. Un altro fenomeno notevole legato al cataclisma fu la formazione di massicci banchi di nubi nottilucenti, che di notte illuminavano il cielo tanto intensamente, che a Londra era possibile leggere un giornale senza altri ausili. Ci sono diverse ipotesi tese a spiegare l’evento di Tunguska. Una di queste, appoggiata da molti ricercatori, è proprio che si tratti di un frammento di cometa, del diametro di alcune decine di metri, appartenente allo sciame meteorico legato alle Tauridi. Una stella cadente piuttosto grossa, insomma.

Eventi come questi sono piuttosto rari per fortuna, ma neppure troppo: la Terra subisce una catastrofe cosmica in media una volta ogni 600 anni. Occorre dire che quella di Tunguska è una catastrofe dagli effetti relativamente limitati, se possiamo considerare limitata la distruzione di sessanta milioni di alberi e l’uccisione di chissà quanti animali, e forse di qualche persona. Ma se fosse capitata sul cielo di una qualunque zona popolata, o anche sul mare, avrebbe potuto provocare moltissime perdite e danni ingenti per l’umanità. Immaginate solamente quale spaventoso tsunami sarebbe potuto scaturire da un masso del genere che precipita in qualunque parte dell’oceano o di un mare chiuso. Qualcuno ha calcolato che un luogo isolato come il centro della Siberia ha caratteristiche che si trovano in meno del 5% dell’intera superficie terrestre: un evento fortunatissimo dunque. Qui sembra che il Giocatore di biliardo di cui sopra abbia usato la sua mira infallibile per ricordarci la sua potenza senza farci troppo male (si scherza naturalmente). Ma adesso viene il bello.

E se…

Ora torniamo indietro nel tempo, molto indietro, fino alla preistoria da cui arrivano le leggende. Una di queste leggende, situata circa a 3000 anni prima di Cristo, è quella del Diluvio Universale, l’inondazione biblica che tutto distrusse e da cui si salvarono pochi esseri viventi. Forse non tutti sanno che il diluvio o un cataclisma corrispondente ritorna in molte culture completamente disgiunte tra loro, il che fa pensare che sotto questa leggenda vi sia un fondamento di verità. A parte ovviamente i condimenti fiabeschi, come la vicenda di Noè e della sua Arca. Oggi comunque molti paleontologi, geologi e storici sono propensi a credere che ci siano stati realmente uno o più eventi catastrofici che abbiano colpito la Terra alla fine del Neolitico o poco più tardi, lasciando una traccia di morte e terrore da cui possono aver preso avvio, per tradizione orale, tutte le leggende e le saghe legate sia al diluvio, sia al culto dei morti. E in questo modo il nostro cerchio si chiude idealmente, per tornare al primo dei nostri articoli su Halloween, e agli studi di Haliburton di cui abbiamo parlato.

Per concludere questa trilogia di articoli, lasciateci affondare i denti in qualcosa di un pochino tecnico, che ci permetterà di legare insieme la festa dei morti azteca, i culti druidici e le leggende cristiane con l’evento di Tunguska, mediante una teoria non troppo azzardata che propone come responsabili di tutto ciò la “cometa Encke e le sue novanta sorelle“. Una vera e propria squadra della morte. Riassumendo ciò che potete trovare diffusamente in tanti siti astronomici, c’è una buona probabilità che gli sciami meteorici delle Tauridi siano il risultato della frammentazione di una grossa cometa, denominata Encke dal nome del primo astronomo che ne calcolò l’orbita.

Nello schema qua sopra, tratto dal sito sacredgeometryinternational.com (fare clic sull’immagine per vederla meglio), si possono distinguere l’orbita della Terra e quella del cosiddetto complesso delle Tauridi, legato alla cometa Encke. Ciò che vogliamo mettere in evidenza è che esistono due periodi dell’anno in cui gli sciami incontrano la nostra atmosfera, indicati con due grosse X: uno capita a giugno-luglio, e si svolge in pieno giorno, mentre l’altro capita a ottobre-novembre, e si svolge di notte. Quello di giugno potrebbe essere stato il portatore del grosso meteorite di Tunguska, dunque non visibile in anticipo a causa della luminosità del sole, mentre quello di novembre si posiziona proprio nel periodo delle leggende legate alle Pleiadi di cui abbiamo parlato nella seconda parte di questi articoli. Dunque, ciò che hanno visto i sacerdoti precolombiani precipitare insieme agli spiriti dei morti, potrebbe essere stato un altro frammento di Encke, terribilmente spaventoso in quanto infuocato, ben visibile nella notte nera, e portatore di morte e distruzione. Forse abbastanza grande da causare un evento globale, oppure accompagnato da qualcosa di simile, diretto sull’oceano Indiano e in grado di causare la grande alluvione del Diluvio. In questi casi si potrebbe pensare, come nelle leggende di allora, a punizioni divine, e dunque alla necessità di ricorrere a riti religiosi e magici per placare le ire degli dei.

I risultati a cui abbiamo accennato sono piuttosto recenti, e mettono in evidenza un aspetto a cui non pensiamo molto spesso: il nostro pianeta si muove in uno spazio tutt’altro che vuoto, nel quale la catastrofe cosmica è un evento non troppo remoto e fantascientifico: una delle novanta sorelle di Encke potrebbe fornire materiale sufficiente per far venire al Grande Giocatore qualche altra strana idea…

(Zer037, ottobre 2023)

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