
Tanta Merda! è il famoso augurio scaramantico che accompagna da sempre gli attori prima di entrare in scena. Il significato, ovvio, riguarda il numero di carrozze che sosteranno davanti all’ingresso del teatro, lasciando cumuli di letame. Il che può essere divertente, ma fino a un certo punto. In realtà, alla fine dell’Ottocento nelle grandi città il problema divenne serio, tanto da far parlare di una vera e propria “crisi del letame”. Crisi sanitaria, sociale, logistica, estetica.
I cavalli, di cui abbiamo parlato con grande affetto altrove in queste pagine, andavano bene nei piccoli villaggi e nelle campagne, anche considerando la necessità di foraggiamento continuo. Erano altresì il motore delle arterie pulsanti delle metropoli, che se ne servivano per trasporti pubblici e privati, per il commercio e gli approvvigionamenti. Prendiamo New York. Nel 1894 la città ospitava 1.700.000 abitanti e non meno di 100.000 cavalli, ciascuno dei quali produceva 10-15 chili di letame al giorno, per un totale di oltre mille tonnellate che andavano in qualche modo smaltite. Un omnibus, l’antenato dell’autobus, “consumava” 12 cavalli al giorno per i vari cambi, il che richiedeva la presenza di stalle attrezzate e magazzini per il foraggio all’interno della città. Subito fuori dall’abitato dovevano trovare posto i campi per lo smaltimento degli escrementi e le coltivazioni per l’alimentazione degli animali: oltre 10kg a testa tra fieno, erbe e mangimi vari. Il che richiedeva un servizio continuo di trasporti, che si effettuavano naturalmente con cavalli.
E poi, c’erano i cavalli che morivano per le strade, oltre 10.000 all’anno a New York. Morivano perché facevano una vita durissima, sempre maltrattati, frustati e spronati a tirare carichi pesantissimi. Spesso si azzoppavano nell’acciottolato delle strade, il che provocava l’immediato abbattimento “pietoso”. Si è calcolato che la vita media di un cavallo urbano non superasse i quattro anni. Quelle carcasse stavano per giorni nelle strade, ma prima o poi andavano smaltite, e lo si faceva gettandole nelle acque della baia o dei canali, dopo aver recuperato le parti utili per certe industrie: grassi e alcuni ossi. Insieme ad essi finivano gli scarti dell’industria alimentare, altro problema di difficile soluzione.
Solo a scrivere le righe di sopra viene da sentirsi soffocati da un odore insopportabile e da una sensazione di esistenza malsana. Infatti chi veramente traeva vantaggio da tutto ciò erano i topi, gli scarafaggi e soprattutto le mosche, portatrici di orribili epidemie specie tra i bambini. Poi c’era la pioggia che trasformava le strade in distese di fango, e il sole che seccava il tutto trasformandolo in polvere che il vento spargeva dappertutto. Un mestiere emergente di quel periodo era quello dello “spazzino a pagamento”, che liberava una pista per l’attraversamento delle strade da parte delle persone che potevano permetterselo. Molte signore aspettavano che un “cavaliere” offrisse loro questo servizio come atto di cortesia. Insomma, speriamo di aver reso l’idea.
In rete si trovano moltissimi articoli, specie in lingua inglese sulla cosiddetta Great Horse Manure Crisis of 1894, che ripetono con maggiore o minore dettaglio ciò che abbiamo riassunto sopra. Per esempio questo. Perché proprio il 1894? Perché risale a quell’anno una riunione, o meglio un convegno internazionale che si tenne a New York per tentare di risolvere il problema. Qualcuno scrisse sul Times: se andiamo avanti così, tra cinquant’anni tutte le strade di Londra saranno coperte da tre metri di letame. Ovviamente da quel convegno non emergerà una soluzione, anzi fu liquidato in anticipo a causa della mancanza di argomenti. “Siamo condannati!” era la parola d’ordine. Una vera e propria profezia nefasta: il letame ci ucciderà tutti.
Ma la storia ci insegna che le profezie difficilmente si avverano e le cose, come sappiamo, non andarono in quella direzione. Proprio nel momento dell’apice della crisi coloro che prevedevano i disastri non si accorgevano che la soluzione stava arrivando, sotto forma di oggetti tecnologici che non avevano bisogno di cavalli per spostarsi. Furono gli inventori e gli imprenditori ad aprire una nuova strada, che porterà a un nuovo tipo di inquinamento, del quale ora cominciamo a pagare il conto.
E nuovamente si fanno riunioni e convegni e si dice “se andiamo avanti così, tra cinquant’anni…” e qualcuno urla “Siamo condannati!” A questo proposito, vi consigliamo di leggere un breve articolo, intriso di humor inglese, che pur essendo un po’ vecchiotto forse apre la mente verso una qualche forma di ottimismo. In tutti i campi.
E tanta merda a tutti!
Zer037, giugno 2025